A cura della Dottoressa Filomena De Falco- Dottoressa in Psicologia Clinica

Che cos’è il narcisismo?

Il “narcisismo” è definito etimologicamente come “il culto patologico della propria persona”. La parola “narcisismo” deriva dal mito greco di Narciso, secondo il quale, Narciso era un bel giovane che disdegnava l’amore di chiunque. Un giorno rifiutò l’amore della ninfa Eco e come punizione fu destinato ad innamorarsi della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Incapace di consumare il suo amore, poiché si accorse che era egli stesso il bellissimo ragazzo riflesso nell’acqua, Narciso “rivolge lo sguardo rapito nello specchio d’acqua, ora dopo ora” e infine morì cadendo nell’acqua.

Che cos’è il narcisismo patologico?

Il “narcisismo patologico” rientra nel Disturbo Narcisistico di Personalità. La Personalità è “un’organizzazione strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che sta alla base della modalità di adattamento del soggetto, caratterizzandone lo stile di vita. Essa è il risultato di fattori costituzionali, evolutivi e dell’esperienza sociale”. La nostra personalità è dunque il nostro modo costante di pensare, sentire e agire all’interno del mondo e nelle relazioni interpersonali. Ognuno di noi ha determinate caratteristiche di personalità che lo definiscono, lo caratterizzano; noi “siamo” in un determinato modo e spesso non ci interroghiamo su quelle che sono le nostre caratteristiche, il nostro modo di pensare, sentire o agire, semplicemente “siamo”, “pensiamo”, “sentiamo”, “agiamo” e ci muoviamo nel mondo e nelle relazioni interpersonali. Un Disturbo di Personalità è “un pattern costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione”. Una persona con un Disturbo di Personalità ha tratti e caratteristiche rigide e inflessibili che le impediscono di adattarsi in modo funzionale al mondo e alle relazioni sociale. E’ come se indossasse un paio di occhiali dalle lenti azzurre, qualsiasi cosa vedrà nel mondo sarà esclusivamente azzurra senza la possibilità di coglierne altri colori e sfumature. Nelle sue manifestazioni più gravi, il “narcisista patologico” è caratterizzato da un senso di grandiosità, da un bisogno costante di ammirazione da parte degli altri e da una quasi totale mancanza di empatia nelle relazioni interpersonali.

Tipologie di narcisismo patologico

Diversi autori hanno descritto principalmente due forme di narcisismo patologico, una dalle caratteristiche più manifeste e dunque più facilmente riconoscibili, ed un’altra che ha le medesime caratteristiche ma in forma più velata. Un narcisista “esibizionista” che apertamente manifesta il suo senso di grandiosità, svaluta gli altri, ricerca l’ammirazione ed esibisce quelle che ritiene siano le sue qualità speciali e un narcisista “ritirato” il quale, pur avendo le stesse caratteristiche di personalità, tende a rimanere in disparte nelle situazioni e nelle relazioni, non mostrandosi per ciò che realmente è.

Il narcisista patologico nelle relazioni interpersonali

Solitamente il narcisista patologico, all’inizio di una relazione, tende a mostrare di sé un’immagine impeccabile e perfetta per la persona che ha di fronte, poiché conforme alle aspettative dell’altro che egli è abilmente in grado di intercettare arrivando a conquistarne la piena fiducia. Nelle manifestazioni più gravi, il narcisista patologico non riesce a sentire empaticamente, intimamente e affettivamente, i bisogni di chi ha di fronte. Egli ha, inoltre, una percezione esagerata della propria importanza, fantasie di potere e successo illimitati e, a questa percezione, corrisponde una difficoltà nel coinvolgimento affettivo. Il bisogno costante del narcisista patologico è quello di essere ammirato. Egli dunque, vede solo se stesso in una relazione e questo profondo egocentrismo e la mancanza di empatia conducono a rapporti sbilanciati nei quali il narcisista desidera ricevere più di quello che dà e vuole che gli altri siano affettivamente coinvolti più di quanto lo è egli stesso. Le relazioni interpersonali, dunque, appaiono finalizzate quasi esclusivamente alla manipolazione e allo sfruttamento dell’altro.