A cura della Dottoressa Giuseppina Di Leva.

Numerose ricerche sul benessere psicologico nell’anziano hanno dedicato una particolare attenzione alla relazione tra il benessere stesso e quantità̀ e qualità̀ delle relazioni sociali (Laicardi e Piperno, 1980; Laicardi, 1987; Poderico, 1993; Bowling e Gabriel, 2004). I risultati di questi studi non consentono di affermare che esiste una correlazione tra benessere e quantità̀ delle relazioni, ma permettono di sostenere che il benessere è garantito anche dalla buona qualità̀ dei rapporti sociali; insomma un funzionamento sociale positivo favorisce la promozione della salute, mentre le difficoltà relazionali contribuiscono alla malattia.

Sidney Cobb, nel 1976, dopo aver passato in rassegna tutta la vasta letteratura esistente sui rapporti fra sostegno sociale e le varie situazioni stressanti della vita tipiche di tutto l’arco di vita, ha affermato: “pare accertato che il sostegno sociale possa costituire una forma efficace di protezione contro una grande varietà di stati patologici: dal basso peso alla nascita alla artrite e alla tubercolosi dalla depressione all’alcoolismo fino all’emarginazione sociale”.

L’invecchiamento stimola le persone a curare maggiormente le proprie relazioni familiari e amicali e gli adulti più̀ anziani che hanno molti amici e legami più̀ stretti con i propri familiari sono socialmente e psicologicamente ben adattati rispetto a quelli che sono isolati dalla loro rete sociale (Adams e Blieszner, 1995).

Appartiene alla natura umana il desiderio di relazionarsi con altri individui dai quali attingere senso di vicinanza, protezione e sicurezza; e tutto ciò̀ è ancor più vero negli anni della tarda maturità̀ e della vecchiaia, caratterizzati da separazioni e perdite di varia natura, dai ruoli precedentemente rivestiti alle persone care e alle relazioni smarrite.

Già̀ nel 1979 Ethel Shanas ha dimostrato che la famiglia della persona anziana rappresenta il principale sostegno sociale in caso di malattia, e la famiglia allargata, figli, fratelli e altri parenti, rappresenta il principale legame degli anziani con la comunità̀.

È stato inoltre dimostrato che negli anziani la partecipazione ad attività̀ sociali stimolanti quali cantare, ballare e giocare preserva le funzioni cognitive e si associa ad un ridotto rischio di demenza. Anche la partecipazione attiva ad attività̀ religiose si coniuga con un migliore stato di salute ed una maggiore sopravvivenza.

Nel tempo, dunque, il sostegno sociale “ha assunto le sembianze di un ampio meta-costrutto in cui convergono diversi fattori quali lo scambio di interazioni supportive, la percezione di sostegno ricevuto, l’integrazione sociale” (Magrin, 2008) o, più recentemente (Hawkley, 2003) la “solitudine” definita come “discrepanza percepita tra le relazioni sociali desiderate e quelle effettive”.

Bibliografia

  • Adams, R. G., Blieszner, R. (1995). Aging well with friends and family. In American Behavioral Scientist. Vol. 39.(2): Pp. 209 – 216.
  • Bowling, A., Gabriel, Z. (2004). Quality of life from the perspectives of older People. In Ageing and Society. Vol. 24(5): Pp. 675-691
  • Cobb, S. (1976). Life support as a moderator of life stress. In Psychosomatic Medicine. Vol. 38 (5): Pp. 300-14.
  • Farnet, R. (2010). Non aver paura dell’età che avanza. In Giornale di  Gerontologia. Vol. 58: Pp. 427.
  • Fratiglioni, L, Paillard-Borg, S., Winblad, B. (2004). An active and socially integrated lifestyle in late life might protect against Dementia. In Lancet Neurology. Vol. 3: Pp. 343-53.
  • Hawkley, L.C., Burleson, M.H., Berntson, G.G., Cacioppo, J.T. (2003). Loneliness in Every-day Life: Cardiovascular Activity, Psychosocial Context, and Health Behaviors. In Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 85(1): Pp 105-120.
  • Laicardi, C., Piperno, A. (1980). La qualità̀ della vita nella terza età. Roma: Borla.
  • Laicardi, C. (1987). Psicologia e qualità della vecchiaia: idee, rassegne e ricerche operative nella prospettiva della psicologia sociale e di comunità. Roma: Il Pensiero Scientifico.
  • Magrin, M.E. (2008). Dalla resistenza alla resilienza: promuovere benessere nei  luoghi di lavoro. In Giornale italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia. Vol. 30(1): Pp. 11-19.
  • Maguire, L. (1989). Il lavoro sociale di rete. Trento: Erikson.
  • McCullough, M.E., Larson, D.B, Hoyt, W.T, Koenig, H.G, Thoresen C. (2000). Religious involvement and mortality: a metaanalytic review. In Health Psychology. Vol. 19: Pp. 211-22. Social Science. Vol. 415: Pp.187-198.
  • Poderico, C. (1993). L’anziano. Nuove prospettive in psicologia. Napoli. Liviana Medicina.
  • Shanas, E. (1979). The Family as a Social Support System in Old Age. In The Gerontologist. Vol. 19(2): Pp. 169-174.
  • Verghese, J., Lipton, R.B., Katz, M.J., Hall, C.B., Derby, C.A., Kuslansky, G, et al. (2003). Leisure Activities and the risk of dementia in the Elderly. In New England Journal of Medicine, Vol. 348: Pp. 2508-16.